Depressione
I disturbi depressivi fanno parte dei disturbi dell’umore e includono il disturbo depressivo maggiore (episodio singolo o disturbo depressivo maggiore ricorrente), la distimia e il NAS (disturbo depressivo Non Altrimenti Specificato).
Secondo lo studio ESEMeD (European Study of the Epidemiology of Mental Disorders) in Italia, la prevalenza della depressione maggiore e della distimia nell’arco della vita è dell’11,2% (14,9% nelle donne e 7,2% negli uomini). Nelle persone ultra 65enni la depressione maggiore e la distimia hanno una prevalenza nell’ultimo anno pari al 4.5% (ma tra le persone istituzionalizzate di questa età la prevalenza è molto più elevata, in alcune casistiche arriva fino al 40%). Da numerose indagini epidemiologiche risulta che il 2% dei bambini e il 4% degli adolescenti ha in un anno un episodio di depressione che dura almeno 2 settimane.
I disturbi depressivi possono comparire a seguito di un evento scatenante (per esempio un lutto imprevisto e improvviso, un rovescio finanziario, ecc.), ma altre volte senza un motivo apparente. Se, come spesso succede, gli episodi depressivi sono più di uno, il primo episodio di solito inizia dopo un evento o situazione stressante, mentre negli episodi successivi il collegamento con un fattore scatenante può essere meno evidente o apparentemente assente.
Nelle donne la depressione può comparire in alcune fasi della vita, quali il periodo post-partum o durante il periodo di transizione verso la menopausa.
Alcune malattie come quelle cardio-vascolari e il cancro ed alcuni effetti collaterali di alcuni farmaci possono contribuire alla sua comparsa.
La depressione di solito ha anche conseguenze negative sui familiari e sulle persone che vivono accanto alla persona che ne è affetta.
La depressione maggiore può essere efficacemente trattata con terapie farmacologiche e alcune psicoterapie. In Italia solo il 29% dei soggetti affetti da depressione maggiore ricorre a un trattamento nello stesso anno in cui insorge (Wang et al., 2007). La depressione non riconosciuta e quindi non trattata espone chi ne è affetto a varie conseguenze negative. Chi è depresso può isolarsi, lavorare in modo meno efficiente, trascurare le sue responsabilità. Soprattutto se giovane, può far ricorso all’alcol o a droghe per cercare di alleviare la sua sofferenza. Nei depressi, soprattutto negli anziani, vi è una frequenza più elevata di ricoveri ospedalieri e di suicidi.
È quindi importante riconoscerne prontamente i sintomi e rivolgersi a un medico per evitare le conseguenze più gravi della malattia (ad es. il suicidio).
I sintomi più frequenti sono:
- stato d’animo di tristezza, abbattimento
- perdita di piacere e interesse
- cambiamenti nell’appetito
- disturbi del sonno
- agitazione, irrequietezza o al contrario rallentamento
- riduzione dell’energia, facile stanchezza e spossatezza
- senso di valere poco, senso di colpa eccessivo
- difficoltà di concentrazione, incapacità di pensare lucidamente
- pensieri ricorrenti che non vale la pena di vivere o pensieri di morte e di suicidio.
Fonte: Ministero della Salute.